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giovedì 18 dicembre 2014
Siamo ancora qui...
mercoledì 8 ottobre 2014
Tolla 2.0
In realtà il nome dovrebbe essere Tolla 3.0, perchè la 2.0 l'abbiamo consegnata ahimè senza foto decenti per la pubblicazione per colpa dell'Orco che scrive ed era molto simile, a parte il colore. La Tolla 2.0 o 3.0 che dir si voglia la potete vedere qui sotto, nella sua elegante tinta tolla, appunto, e completa di portapacchi Tubus Cargo Evo: 25 anni di garanzia e 40 kg di carico! Per il resto i soliti componenti da noi scelti e selezionati non senza fatica: guarnitura "F.Gimondi" Fsa, cambio Sturmey Archer nel mozzo a 5 velocità, carter Hebie sapientemente lavorato dall'Orco piccolo per eliminare l'orrendo attacco posteriore in plastica fumé che solo i tedeschi può piacere, parafanghi Sks con attaccaglie inox, ruote fatte da noi con cerchi Ambrosio Evolution e 36 raggi inox, mozzo anteriore a sgancio rapido (questa volta Shimano), sella e manopole Brooks, of course, freni ciclocross con un inedito, per noi, tirante anteriore centrale in pressofusione, serie sterzo Campagnolo Record, otto tubi Columbus Cromor e giunti in microfusione. Eccola prima della partenza per Bologna.
mercoledì 1 ottobre 2014
A noi ci piace...
Sì, lo sappiamo, non dovremmo essere noi a dirlo - chi si loda si imbroda - ma la nostra NocsORCA (qui su Icon in occasione di Ride in Circle a EXPOGATE) a noi ci piace un sacco...
e ci piace anche su la Repubblica:
lunedì 29 settembre 2014
Ci vediamo a Expogate?
Da martedì 30 settembre alle 18.30 e fino a venerdì 3 ottobre alle 19.00 potrete trovare anche la nostra NocsORCA a Expogate in largo Cairoli a Milano. Vi aspettiamo. Martedì alle 18.30 ci saremo anche noi...
sabato 20 settembre 2014
Giò Pozzi?! (Aggiornato)
Giò Pozzi ?! il Corriere non è più quello di una volta...In città, si moltiplicano gli indirizzi cycle-chic. Combatte la sua battaglia contro l’alluminio e il carbonio, a favore dell’acciaio, l’ex architetto-ciclomeccanico Giò Pozzi (?! Mariateresa, mi chiamo Pozzo, non Pozzi...) di Orco Cicli (nella foto). Nel suo “antro” prendono forma biciclette sartoriali la cui fabbricazione richiede ben 9 misure antropometriche: «Il telaio da donna» nota «è fatalmente meno efficace: per la tua prossima uscita dovrà essere maschile».
Il copia-incolla è diventato una prassi nella mia ex-professione. Su Stile.it ricompare "Giò Pozzi" in un sunto evidentemente tratto dal pezzo del Corriere: Tra questi Orco Cicli di Giò Pozzi, preferisce l’acciaio al rude alluminio, e fabbrica pezzi dal sapore unico e inconfondibile... Complimenti vivissimi a entrambi i miei ex-colleghi !
Il copia-incolla è diventato una prassi nella mia ex-professione. Su Stile.it ricompare "Giò Pozzi" in un sunto evidentemente tratto dal pezzo del Corriere: Tra questi Orco Cicli di Giò Pozzi, preferisce l’acciaio al rude alluminio, e fabbrica pezzi dal sapore unico e inconfondibile... Complimenti vivissimi a entrambi i miei ex-colleghi !
mercoledì 17 settembre 2014
Ci hanno dato un premio...
Un'iniziativa di Kijiji
Certo mica solo a noi, per farsi pubblicità l'impronunciabile Kijiji ha deciso di premiare altri 33 siti che si occupano di biciclette e lo stesso ha fatto con altre dieci categorie di contenuti. Un premio diffuso, quindi, ma che male non fa....
lunedì 8 settembre 2014
Ariel turchese pastello
Come tutte le Ariel è una bicicletta piccola, con ruote del 26 e canotto sella ribassato, progettata apposta per chi tanto alto non è. I tubi sono calibrati (tranne quello curvo, perché a piegare i Columbus si fanno le grinze), i cerchi sono preziosi Nisi vintage in alluminio, la guarnitura una Sturmey Archer così come il mozzo a tre velocità comandato dal manettino tradizionale con cavo esterno e rotella. Il manubrio Torino è impreziosito dalle manopole Brooks in tinta con la sella e dalle leve Dia-Compe replica delle Weinmann. Davanti c'è un pratico cestino asportabile con bloccaggio rapido, ideale per fare la spesa, mentre i parafanghi sono inox ma verniciati in tinta, il carter è un Hebie in alluminio a striscia e i copertoni Schwalbe nero/panna antiforatura. Una bicicletta leggera, insomma, perfetta per la città, grazie anche al manubrio alto che permette a chi la porta di guardare avanti e pedalare in relax.
venerdì 5 settembre 2014
836 giorni fa Dario Pegoretti mi ha detto...
L'Orco che (anche) scrive, anni or sono e per tanti anni, ha fatto un altro mestiere. Il giornalista o lo scribacchino che dir si voglia, anche se in realtà passava più tempo a organizzare il lavoro altrui, metterlo in pagina, sistemare i congiuntivi e la punteggiatura, ecc. Un uomo di redazione, insomma, anche se scrivere non gli dispiaceva (e forse non gli dispiace ancora, ma solo su questo blog). Molti però gli chiedono perché ha smesso di farlo altrove. Per tante ragioni, forse. Perché nessuno più lo cerca, perché pochi pagano e quando pagano pagano tardi e male, perché da anni riceve dagli editori certificazioni in cui dichiarano che nulla gli devono di diritti perché i suoi libri sono invenduti (oppure che gli devono pochi euro, che tanto poi non gli danno, per libri che tutti cercano perché esauriti e non ristampati), o anche richieste di ricontrollare, evidentemente senza compenso alcuno, testi da lui scritti in previsione una seconda o terza edizione (questo però capita solo per i libri di cui ha ceduto tutti i diritti all'insegna di pochi, maledetti e subito). Insomma, torniamo a noi e alle biciclette. Quando più di due anni or sono una rivista che di solito si occupa di moto gli ha chiesto se poteva andare a intervistare nientemeno che Dario Pegoretti, c'è andato di corsa e volentieri è partito in treno all'alba verso Reggio Emilia, è salito sulla macchina del fotografo, lo ha accompagnato da Dario, ha intervistato il Maestro, è tornato a Reggio in macchina e a notte fonda, in treno, a Milano. In un paio di giorni ha anche consegnato le sue fatiche alla rivista in questione. Poi ha atteso, invano. Non il pagamento, che caso straordinario e dopo tre diversi tentativi di fatturazione è riuscito ad avere dopo "soli" 6-7 mesi, anche se con una formula strana Gentilissimo collaboratore come da nostra telefonata le confermo che non accettiamo i diritti d’autore su tutto cio’ (sic) che non è disegno od (sic) illustrazione. Boh, i testi non sono compresi nel diritto d'autore, è notorio... Quel che ha atteso invano è l'uscita dell'intervista in questione che solo oggi, trascorsi 836 giorni dalla stessa, è stata pubblicata sul mensile Riders. Corretta e aggiornata? Manco per sogno, gli hanno chiesto un aiuto per le didascalie, mica di verificare, aggiornare, controllare la stessa, nemmeno gratis...
PS: l'Orco che scrive ha da tempo una Luigino, ancora di quelle con la testa di forcella BUONASERA SIGNORINA che oggi nemmeno Dario ha più, e che ha acquistato usata ma praticamente nuova quando era molto più ricco di adesso, ha usato per viaggiare e con cui, in discesa si intende, ha superato la massima velocità "da lui raggiunta" anche con gli sci o altre macchine a propulsione umana...
PS: l'Orco che scrive ha da tempo una Luigino, ancora di quelle con la testa di forcella BUONASERA SIGNORINA che oggi nemmeno Dario ha più, e che ha acquistato usata ma praticamente nuova quando era molto più ricco di adesso, ha usato per viaggiare e con cui, in discesa si intende, ha superato la massima velocità "da lui raggiunta" anche con gli sci o altre macchine a propulsione umana...
mercoledì 3 settembre 2014
Maledetti Dei!
Tra le nostre fatiche agostane c'è anche capitata una Dei Imperiale del 1950 un po' malconcia e con la forcella piegata, no con la forcella incrinata e, a un più attento esame anche già nel tempo risaldata e con il tubo forcella storto. Impossibile quindi recuperarla e ci è toccato giocoforza sostituirla con una più moderna forcella da bacchetta a bilancino. Tutto facile, allora? Neanche per sogno. Il filetto della serie terzo Dei non è quello "normale" (25.4 F24), il parafango non è sostenuto da una "L" ma da una molla conica che si infila nel tubo forcella ecc, ecc. Insomma, adattare una forcella corrente a una Dei è stata una bella avventura. Salvo che poi, nel rimontare il manubrio ci si è rotto in mano il pezzo che potete vedere qui sotto.
Difficile indovinare cosa sia, per cui ve lo spieghiamo noi. Mentre tutte o quasi le bacchette di questo mondo hanno un pistone che esce dal manubrio e, caricato da una molla, comanda l'archetto del freno anteriore, la Dei no, non ce l'ha. Ha questo coso fatto di ferro e di ottone a cui si aggancia l'asta dell'archetto (la Dei ha pure il comando del freno posteriore a destra anziché a sinistra per cui anche pensando di rinunciare alla frenata integrale non è possibile sostituirne il manubrio con uno normale). Che fare allora? Il coso era certo ammalorato per la la botta o le botte prese dalla bici, ma si è rotto nelle nostre mani. Saldarlo? mica facile o quasi impossibile! Comprare a nostre spese un manubrio nuovo? Assai difficile trovarlo e poi bisogna pagarlo più di quanto abbiamo preventivato l'intera riparazione (il coso sì è rotto in mano nostra, che dici alla cliente: scusi sa, ma la sua bicicletta era marcia e quindi ci deve il doppio?). Trovare il ricambio? Sì, come se si trovassero facilmente ricambi per una bici che ormai ha più di sessanta anni... senza considerare che poi una volta trovato il ricambio ci sarebbe da smontare e rimontare il manubrio, sfilando le leve dei freni, le camme degli stessi, le molle, le guide e i collari della fottutissima frenata integrale Dei e rimontando poi il tutto. Ma gli Orchi sono testardi, sono riusciti a smontare il manubrio e, soprattutto, hanno un amico. Un amico speciale che si chiama Ugo, vive a Reggio Emilia e... non risponde al telefono. Per parlargli bisogna scrivergli una mail e, se lui ha voglia, ti richiama. Ugo, oltre ad essere un bravissimo restauratore, ha anche acquistato tanti anni i fondi di magazzino della Dei ormai di proprietà Atala. Tanti ricambi che non sarebbero più serviti per le nuove Dei made in China, ma che sono preziosissimi per chi vuole salvare quelle vecchie. E Ugo non solo ci ha richiamato subito, ma ci ha anche spedito il pezzo che ci serviva (vedi qui sotto) e pure gratis. La nostra riconoscenza sarà eterna e l'Orco Piccolo, che gli aveva anni or sono vinto una cena ha persino deciso di non esigerla più. Non possiamo, evidentemente e a meno che non ci autorizzi, darvi l'indirizzo di Ugo (che tanto non vi risponderebbe), ma possiamo esprimergli pubblicamente i nostri ringraziamenti (e consegnare la Dei rinata alla sua legittima proprietaria, chissà se riuscirà ad apprezzare i nostri sforzi?).
martedì 2 settembre 2014
BICICLETTA DI LUSSO LEGGERA DA VIAGGIO
È una lunga storia, che vi avevamo già in parte anticipato qui, giusto un mese fa, ma che adesso se volete vi raccontiamo con calma. La bicicletta, arrivata con una straordinaria documentazione originale, è una Bianchi Modello D. telaio n. 37226 consegnata il 23 giugno 1921 al suo proprietario, grande invalido di guerra (aveva una gamba di legno) che l'aveva richiesta con alcune modifiche: "ingranaggio a sinistra 40 x 20 fissa" pagandola ben 900 Lire (che allora erano tante, gli operai meglio pagati ne guadagnavano 300 al mese).
Rispetto al modello standard, anche se dalla fattura non risulta, la Bianchi aveva subito un'altra modifica in fabbrica, il freno posteriore originale, un archetto da bacchetta comandato dal cavo e montato in basso sui foderi orizzontali è stato sostituito da un freno Bowden Touriste applicato ai foderi verticali. Che la bicicletta sia nata così non c'è dubbio, perché non c'è traccia sui foderi orizzontali degli attacchi per l'archetto, il modello di freno è coevo alla bici e anzi veniva montato dalla Bianchi stessa su alcuni modelli sportivi, ma quali siano state le ragioni di questa scelta non sappiamo spiegarle.
A noi comunque è arrivata parecchio malconcia, dopo un grossolano restauro fatto a Roma negli anni Ottanta: il corpo di una leva rovescia incrinato, il comando della bacchetta anteriore, o meglio l'aggancio tra il cavo e l'archetto, distrutto, la guarnitura ritornata sul lato destro e le ruote originali sostituite con altre correnti e mozzi sconosciuti, diverse botte sul tubo orizzontale...
Vista l'impossibilità di trovare mozzi Bianchi originali dell'epoca abbiamo sostituito le ruote con due nuove fatte da noi con mozzi Way Assauto d'epoca, anche se posteriori al 1921, ripreso in argento le botte sul telaio, ricostruito, inventandocelo, il collegamento cavo-bacchetta, lucidato e protetto tutte le parti cromate e, ovviamente, riverniciato il telaio applicando le decal corrette: Marca oro con fascia rossa. Il proprietario ha poi voluto aggiungere una dinamo e un fanale e la scelta si è orientata su una Cev Vega prima serie degli anni '30, con tanto di oliatore sulla dinamo stessa e una sella, ovviamente Brooks. Il risultato finale potete vederlo nelle foto qui sotto e secondo noi per avere 93 anni non li porta poi così male...
martedì 29 luglio 2014
Touring 1934 e Bianchi 1921
Oggi consegnamo una bacchetta Touring, un marchio Bianchi, del 1934 (almeno questa la data incisa sul movimento centrale), un po' malconcia ma originale in molti suoi particolari e, soprattutto, ancora perfettamente marciante. Qui sotto alcuni dettagli, ma non ve la facciamo vedere per intero perché il suo proprietario ha voluto che le lasciassimo un orrendo portapacchi posteriore montato (posteriormente) a fascette. Le manopole in osso bicolori sono identiche a quelle della Tebro della nostra collezione: del resto è coeva ed è sempre un marchio Bianchi.
Contemporaneamente stiamo lavorando anche a una Bianchi Modello D del 1921, una versione speciale fatta per il bisnonno del nostro cliente, grande invalido di guerra. Quando avremo finito il restauro ve la presenteremo in maniera dettagliata.Per adesso accontentatevi di due particolari: i forcellini posteriori con un sistema a slitta di regolazione dello scorrimento e i foderi anteriori chiusi, probabilmente previsti per un mozzo ruota sfilabile.
Contemporaneamente stiamo lavorando anche a una Bianchi Modello D del 1921, una versione speciale fatta per il bisnonno del nostro cliente, grande invalido di guerra. Quando avremo finito il restauro ve la presenteremo in maniera dettagliata.Per adesso accontentatevi di due particolari: i forcellini posteriori con un sistema a slitta di regolazione dello scorrimento e i foderi anteriori chiusi, probabilmente previsti per un mozzo ruota sfilabile.
La Bianchi inoltre ci è arrivata completa di tutta la documentazione relativa al suo acquisto: preventivo, garanzia, fattura (900 lire nel 1921 erano un sacco di soldi) e con anche una lettera con cui la Bianchi si scusa per il ritardo nella consegna dovuto a "un intempestivo sciopero di un Reparto di Officina".
domenica 22 giugno 2014
Ci siamo fatti un regalo
Forse non ce lo meritavamo, forse sì, ma comunque ci siamo fatti un regalo, una spettacolare "PRS-4W Professional Wall Mount Stand" dell'americana Park Tool. Costa uno sproposito, ma anche provvisoriamente montata sulla morsa tanto per provarla è davvero un passo avanti rispetto a quella del nostro vecchio cavalletto italiano (in odore di lega, ahimè), che per altro avevamo già sostituito con una simile alla Park Tool ma made in China, e con troppi particolari in resina (attratti soprattutto da un prezzo pari a circa un quarto di quella 'mericana). Però quest'ultima fatta, forse davvero a St. Paul in Minnesota, è tutta in metallo e funziona bene. Insomma un sacco di soldi, ma forse spesi oculatamente, soprattutto quando l'Orco Piccolo tornerà dalle vacanze e costruirà una piastra per fissarla al vecchio cavalletto, che non abbiamo nessuna intenzione di cambiare, almeno per i prossimi anni, anche perché sugli altri possibili non sarebbe così facile montare la nostra asta da bandiera di cui siamo molto orgogliosi (e chi sa, sa)....
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